Zombi Holocaust

di Marino Girolami (1980)

titolo originale: “xxx”
durata: 87’
produzione: Italia
cast: Ian McCulloch, Alexandra Delli Colli, Donald O’Brien, Sherry Buchanan, etc.
sceneggiatura: Romano Scandariato
fotografia: Fausto Zuccoli
musica: Nico Fidenco

Dopo un’eclettica carriera che l’ha visto passare dal drammatico alla commedia (a volte più che dignitosa, altre da caserma, fino alle proficue varianti sexy) senza escludere film musicali o polizieschi…arriva nel 1980 per Girolami la proposta di salire sul treno del successo zombesco. Seguendo l’esempio fulciano, viene accantonato qualsiasi tentativo di critica sociale e dislocata parte dell’azione in un’isola esotica (qui dell’Indonesia anziché Caraibi), viene poi introdotta la sadica figura frankensteiniana del dottor O’Brien [per non sbagliarsi, interpretata da Donald O’Brien], ma soprattutto – su suggerimento del produttore – viene genialmente integrata una forte componente cannibal. Non che il titolo lasci adito a fraintendimenti in merito all’intenzione di operare una sorta di connubio tra i precedenti successi di Fulci e Deodato, ma sicuramente questa è la parte riuscita meglio, anche dal punto di vista effettistico. Al contrario gli zombie quando fanno la loro comparsa -originale trovata dei mugugnii ultra-riverberati a parte (tanto sopra le righe quanto impossibile da non apprezzare)- deludono sicuramente lo spettatore per l’eccessiva artigianalità del trucco. La recitazione che rasenta l’affettazione, ma è comunque superiore a quella di tante pellicole di genere del periodo soffre purtroppo di una mal gestita coordinazione degli attori, i cui tempi di reazione/interazione (e qui la paura non c’entra) rasentano lo stato bradipico; fino all’epilogo che, come spesso accade anche oggi e anche con grandi budget finisce per rovinare quel poco di buono che si è visto. Non mancano i salti nel passato registico – anche per esigenze produttive, immagino – con un paio di strip di Alexandra Delli Colli che trova la sua inconorazione di sensualità nella finale scena che richiama apertamente il martiniano “La montagna del dio cannibale”. Sempre al passato si attinge con il riciclo di alcune locations di “Zombie 2” così come della colonna sonora di “Emanuelle e gli Ultimi Cannibali”. E a tal proposito, il commento sonoro di Nico Fidenco (venuto a mancare l’anno scorso), sorvolando sull’uso un po’ sbrigativo dei monofonici e relativi filtri per l’effettistica (in più parti perfino fuori sync, probabilmente dovuti all’adattamento in un diverso montaggio) e alcuni passaggi più adatti a un “Piedone l’africano”, si assestano su un minimalismo efficace che gioca con percussioni e synth e ci regala in più momenti motivi soffusi, ma efficaci. Esiste comunque una versione americana con diverso montaggio e ri-musicata dall’Aquarius Releasing (“Doctor Butcher M.D.”). Complessivamente una pellicola che supera serenamente la terza visione senza stuccare eccessivamente, anche in ragione di una mestieranza che -dislocati strafalcioni a parte (memorabile la perdita del braccio dell’indigeno/manichino che precipita dalla finestra dell’ospedale…)- affronta un terreno nuovo senza generare eccessivi cali di attenzione.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.


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