The Northman

di Robert Eggers (2022)

durata: 137’
produzione: USA / Regno Unito
cast: Alexander Skarsgård, Claes Bang, Nicole Kidman, Anya Taylor-Joy, Ethan Hawke, Willem Dafoe, etc
sceneggiatura: Robert Eggers, Sjón
fotografia: Jarin Blaschke
musica: Robin Carolan, Sebastian Gainsborough

Un grande budget equivale quasi sempre a un grande (e talvolta diverso) pubblico. Questo è stato tenuto ben in conto dal regista – costretto anche a semplificare e rigirare alcune scene – e quello che ne scaturisce ovviamente non può che avere un odore di compromesso. Il nuovo pubblico troverà una storia avvincente in quanto basica (d’ispirazione per lo stesso Shakespeare e il suo “Amleto”) e gravitante attorno alla fascinazione del revenge movie. Il vecchio dovrà accontentarsi del gusto del regista / del suo staff per un certo tipo di estetica visionaria, una fotografia molto curata e pittorica o un comparto musicale sempre prezioso e tutt’altro che convenzionale.
L’attenzione storiografica per la componente folkloristica (e quindi anche ritualistico-religioso) delle culture chiamate in causa oscilla paurosamente tra diverse influenze etniche. Questo ha un riscontro anche sul piano ‘musicale’: attraverso substrati ritmici che alternano percussioni tribali o sciamaniche e vari idiofoni, si palleggia con estrema disinvoltura tra antichi canti diplofonici e suoni di organistrum un po’ precoci… Probabilmente complice la pressione produttiva, si è purtroppo scelto la soluzione più pop-fantasy per la rappresentazione di tutto l’immaginario eddico. Scelta d’altronde non aiutata da un contributo VFX un po’ debole (es. cavalcata della Valchiria, l’animazione della volpe, etc). Lo stesso amore dei due protagonisti è figlio di popoli lontani (lui norvegese, lei slava) e il mare – archetipo della nascita e trasformazione – diventa il trait d’union per questo e altri significativi cambiamenti nella loro esistenza (es. fughe, ritorni, tentativi di rifarsi una vita). Forte il dualismo tra l’elemento maschile, quasi ferale (si pensi anche solo all’attenzione, studio ed emulazione del comportamento animale) dominato dal uno spesso cieco istinto e quello femminile, ponderato, pragmatico, vero tessitore dei grandi cambiamenti – come la Storia insegna – nell’intimo silenzio della notte.
L’interpretazione del comprensibilmente rancoroso Amleth/The Northman – che dall’inizio alla fine percorre l’inesorabile sentiero della vendetta e quasi alla maniera del “Conan” di Milius ritroviamo “anni dopo” (cit.) l’episodio cruciale iniziale decisamente in gran forma… – è affidata al colossale Alexander Skarsgård (ne è trascorso di tempo da “Zoolander”…”). La performance purtroppo viene spesso inficiata da un impeto (soprattutto pre-combattimento) che più di una volta mi ha portato ad aspettare che dalle mani fuoriuscissero lunghi artigli di adamianto… Superato questo ricorrente scoglio, le scene in questione sono complessivamente convincenti e tradotte con frequenti suggestivi piani sequenza. L’antagonista Fjölnir [Claes Bang] sembra invece più a suo agio nel suo ruolo di guerriero discriminato inframezzato da attività patriarcale. Anya Taylor-Joy [la suddetta schiava – ma anche strega – slava, terribilmente doppiata] torna a lavorare con il regista, dopo l’interessante prova in “The Witch”, ma sicuramente la prova attoriale femminile che più resta impressa (soprattutto nel finale inatteso) è quella prestata da Nicole Kidman, dall’“espressività” ahimè sempre più imprigionata nella sua fragilità dismorfofobica (massacro definitivo negli esterni).
Cammeo iniziale di Ethan Hawke (re, padre del protagonista che ben bilancia autorevolezza e affettività) e una quasi irriconoscibile Björk (coreografica rappresentazione di veggente priva di occhi). Tra parentesi la sceneggiatura è scritta a quattro mani con Eggers da uno dei suoi più celebri parolieri. Infine, nel ruolo del lungimirante folle di corte l’ormai credo attore-feticcio di Eggers: Dafoe, a questo punto attesissimo protagonista di un prossimo remake di “Nosferatu” che sancirà definitivamente la frattura del pubblico del regista americano. Nel frattempo non mi dispiacerebbe se uscisse anche una Director’s cut con il montaggio iniziale previsto da Eggers e Louise Ford, meno movimentato e con un approccio meno commerciale.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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