Saturno 3

di Stanley Donen (1980)

titolo originale: “Saturn 3”
durata: 88’
produzione: UK
cast: Kirk Douglas, Farrah Fawcett, Harvey Keitel
sceneggiatura: Martin Amis
fotografia: Billy Williams
musica: Elmer Bernstein

Una spanna sopra tante pellicole derivative, il film è il classico esempio di lavoro dal buon potenziale che però non riesce a decollare.
Gli omaggi cineastici sono molteplici, citando a caso: “Star Wars” (l’iniziale tema sonoro à-la-Williams, i caschi simili a quelli delle Guardie Imperiali e l’idea di quello di color nero che ricorda Dart Vader), passando per i richiami ad “Alien” (per quanto lo script del film lo preceda di anni); ma se vogliamo anche pellicole classiche (da Frankenstein al Robby di “Forbbidden Planet”) fino a giungere al pirotecnico finale in slow motion, palese e gradito omaggio alla maestria del nostrano Antonioni (“Zabriskie Point”).
Non basta però l’attorialità coriacea di un Kirk Douglas che salta la corda quasi a esorcizzare i suoi quasi 65 anni di allora o quella carismatica di Harvey Keitel più ingessato del suo robot Hector; tantomeno la radiosa bellezza dell’ex Angelo di Charlie, Farrah Fawcett oggetto di desiderio di umani e non a sollevare una sceneggiatura a dir poco scarna. L’impressione di trovarsi immersi in una sorta di dramma spaziale della gelosia talvolta prende piede e – nonostante i richiami finali al sopraccitato capolavoro di R.Scott (es. la fuga attraverso un’architettura della base spaziale di ricerca molto simile o la modalità comunicativa di Hector che riprende quella di Mother sulla Nostromo) – siamo anni luce lontani dall’atmosfera claustrofobica e asfittica che lo caratterizzavano.
Peccato, perché le premesse iniziali sono incoraggianti, a partire dalla scenografia molto curata e ben fotografata (anche se poco suggestiva), continuando con gli effetti speciali decisamente credibili per il periodo (es. la scena splatter iniziale) e qualche idea interessante quasi inedita, come la natura bio-meccanoide del robot – in cui scorrono liquidi rossi e blu che sembrano riprodurre il flusso arterioso/venoso – con un enorme cervello programmabile incapsulato ed estraibile. Purtroppo né il costrutto narrativo né la direzione degli attori hanno permesso alla pellicola di diventare un cult, per quanto “Saturn 3” sia un film godibile e assolutamente da vedere. L’ottimo restauro oltretutto ci ha privato di alcune scene (visionabili comunque nella versione vhs o raccolte tra gli extra dell’edizione blu ray) utili a capire il comportamento di Hector, così come di un siparietto piccante, ma tutt’altro che osceno (per qualcuno più scabroso del seno scoperto lasciato) tra i due scienziati e che poteva esser serenamente conservato. E se state ancora cercando di capire da dove sia stata estrapolata la mise pseudo-fetish di Alex visibile su alcune locandine del periodo…ora avete la risposta.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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