Repo Men

di Miguel Sapochnik (2010)

durata: 119’
produzione: USA / Canada
cast: Jude Law, Forest Whitaker, Liev Schreiber, Alice Braga, Carice Van Hauten
sceneggiatura: Eric Garcia, Garrett Lerner
fotografia: Enrique Chediak
musica: Marco Beltrami + brani di Nina Simone, Rosemary Clooney, The Mamas and the Papas, Dave Stewart, etc

Da non confondere con l’assonante “Repo Man” di Alex Cox (con cui ha comunque alcuni elementi narrativi in comune), questo action movie fantascientifico intrattiene egregiamente lo spettatore per quasi due ore, a dispetto delle critiche negative ricevute. Sicuramente alcuni eccessi grotteschi possono far storcere il naso, così come sono discutibili alcune sequenze di intervento anatomico, reazioni organiche, etc anche per un corpo umano di un futuro che non sembra tanto cambiato, ma il giusto equilibrio tra macabro cinismo, spunti di riflessione fantapolitica e azione ai limiti dello splatter donano alla pellicola più di un momento memorabile. Complice in questo anche l’attento lavoro di brand development fatto attorno alla multinazionale “The Union”: dal martellante copywriting agli iperbolici spot promozionali solo in parte inseriti nel montaggio finale, ma visionabili tra i contenuti extra che portano immediatamente alla memoria quell’atmosfera intrisa di capitalismo distopico che aveva caratterizzato il primo “Robocop”. Ottime le coreografie marziali all’arma bianca così come l’impianto scenografico in CGI, dalla spettacolare Toronto ‘amplificata’ visibile fin dall’inizio, quasi bladerunneriana (anche se meno poetica e cupa) all’incredibile scena nella fabbrica di organi che a occhio e croce ha richiesto decine e decine di metri di green screen per un risultato sicuramente suggestivo e di caoticità credibile. Prova attoriale efficace per i due protagonisti principali [Jude Law e Forest Whitaker], legati da una fatale, morbosa (più da parte del secondo in verità) amicizia di lunga data. Piccola doverosa citazione diegetica dei Monty Python (“The Meaning of Life / Live Organ Transplants”) così come diegetici sono anche alcuni brani musicali che allietano il girato. Tra i più noti non passano inascoltati, anche se a scapito della colonna sonora di Beltrami, il “Feeling Good” di Nina Simone o il classico mambo “Sway” di Rosemary Clooney che chiaramente cita il titolo del romanzo (visivamente menzionato nel finale) “The Reposession Mambo” di Eric Garcia,  che ha collaborato anche la sceneggiatura su di esso basato. Lieve calo di attenzione verso il finale, anche per la percezione di qualcosa di scontato, ma un abile ribaltamento nello script che richiama un po’ un noto film di Duncan Jones, senza spoilerare troppo, chiude il cerchio in modo decisamente positivo. Ah, non manca neanche la droga del futuro, la “Q”: praticamente cocaina rossa. Come il sangue che ci accompagnerà per tutto il film.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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