Pacific Rim – La rivolta

di Steven S. DeKnight (2018)

titolo originale: “Pacific Rim: Uprising”
durata: 111’
produzione: USA / Cina / Regno Unito
cast: John Boyega, Scott Eastwood, Cailee Spaney, Charlie Day, Adria Arjona, Rinko Kikuchi, etc
sceneggiatura: Emily Carmichael, Steven S. DeKnight, T. S. Nowlin, Kira Snyder
fotografia: Daniel Mindel
musica: Lorne Balfe

Senza girarci attorno: attesissimo, ma deludente sequel che poco aggiunge alla prima pellicola [ARTICOLO QUI] di Del Toro (qui solo co-produttore); salvo variazioni sul tema – come ad es. l’ibridazione kaiju/Jaeger – che non trovano però il bilanciamento con la caratterizzazione stereotipata dei nuovi personaggi in esubero e una narrazione viceversa basilare. Un alleggerimento della sceneggiatura spacciata per “ventata di giovinezza” – impressione accentuata anche dal nuovo impianto fotografico e scenografico più solare – in concomitanza dell’introduzione di un cast adolescenziale? Così facendo, una manovra di marketing per acquisire un possibile nuovo target dopo aver accontentato i nostalgici con il primo film? Forse, ma tutto questo anche alla luce dello sconforto di aver appreso il coinvolgimento nello script della materia grigia di ben quattro persone, non è convincente; tanto meno coinvolgente. Grossa carenza quest’ultima in un contesto di genere già di per sé minimalista. Il regista, al suo debutto sul grande schermo dopo aver scritto per fortunate serie televisive (es. “Smalville”, “Buffy” o la miniserie “Spartacus” di cui è stato anche produttore – a proposito: cammeo iniziale di Ashur / Nick E. Tarabay) non riesce a sfruttare il potenziale nelle proprie mani. La prima parte è soporifera per ritmo claudicante e dialoghi infarciti di luoghi comuni. Conclude invece la seconda, sicuramente più pirotecnica e rinfrancante per la presentazione di un paio di colpi di scena, in un modo che delude più per aver offeso la nostra consapevolezza logico-probabilistica * che per aver disatteso le nostre aspettative fanciullesche che ci portano sempre e comunque a voler visionare questo tipo di film tra sorrisi e bofonchi. Impianto sonoro professionalmente curato come quasi tutto quello che viene prodotto dall’entourage zimmeriano; ma in questo caso specifico senza picchi emozionali o attimi memorabili. Sotto questo aspetto un bilanciamento con il film è stato trovato.
* ATTENZIONE: SPOILER. La domanda da porsi è: si può centrare un kaiju quasi indistruttibile in movimento irregolare con un Jaeger in caduta libera, senza tecnologia di mira assistita (aggiungiamo la beffa di un rinculo dovuto allo sganciamento del mini-Jaeger a lui attaccato) e oltretutto riuscire a ucciderlo al primo e unico tentativo?

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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