Logan – The Wolverine

di James Mangold (2017)

titolo originale: “Logan”
durata: 137’
produzione: USA
cast: Hugh Jackman, Patrick Stewart, Dafne Keen, Stephen Merchant, Richard E.Grant, Boyd Holbrook, etc.
sceneggiatura: Scott Frank, James Mangold, Michael Green
fotografia: John Mathienson
musica: Marco Beltrami

Cruento e al contempo introspettivo epilogo per quello che reputo il personaggio più interessante – nonché iconico, non fosse altro per la sua straordinaria somiglianza con il vecchio Clint – del gruppo X-Men. Logan [Hugh Jackman, l’unico attore della saga che fortunatamente non ha a lungo avuto bisogno di esser sostituito per i ruoli da ragazzo con talvolta discutibili scelte] prende il suo commiato in un futuro non troppo lontano (2029) sul piano scenografico o socio-comportamentale e relativamente distopico (innesti robotici e mutanti in vitro a parte). E si appresta ad affrontare i suoi ultimi demoni, consapevole di una morte inevitabile. James Mangold, di nuovo autore di questo ultimo spin-off sul personaggio dopo l’esotico, ma meno convincente “Wolverine – L’Immortale” riesce nell’intento di fondere cinema d’intrattenimento e di ricerca narrativa e lo script su cui il film s’appoggia risulta per una volta meno teen-oriented della media marveliana. L’uso della CGI è estremamente ponderato. La stessa colonna sonora di Beltrami tende a un malinconicamente delicato, soffuso isolazionismo sonoro; fatta eccezione per la ‘necessaria’ parentesi action. La recitazione del protagonista [così quella dell’ormai vetusto Charles Xavier/Patrick Stewart] acquisisce connotazioni più umane e si tinge di sofferta, credibilmente matura riflessione; anche in ragione della sottrazione tra gli abituali comprimari di quel <diciamolo francamente> fastidioso ‘disagio da super-potere’ adolescenziale a cui la Marvel ci aveva abituato. Funzionale in tal senso l’austera performance della giovanissima ‘wolverina’ Laura [la dodicenne spagnola Dafne Keen al suo debutto]. Su tutto prende piuttosto piega (e piaga) l’amarezza della vecchiaia, della malattia, del bisogno, della solitudine e quant’altro accompagni l’ultimo cammino dell’uomo; di qualsiasi ceppo genetico faccia parte. In conclusione un buon road movie crepuscolare che potrebbe piacere anche ai detrattori dei cinecomics.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.


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