Night of the wolf: late phases

di Adrian Garcia Bogliano (2014)

titolo originale: “Late phases”
durata: 95’
produzione: USA / Messico
cast: Nick Damici, Ethan Embry, Lance Guest, Tom Noonan, etc.
sceneggiatura: Eric Stolze
fotografia: Ernesto Herrera
musica: Wojciech Golczewski

Quello che apparentemente può sembrare il limite di questo film, soprattutto se assuefatti all’iperrealismo raggiunto dalle attuali produzioni (mi riferisco all’assenza di CGI a favore di trucco ed effetti speciali artigianali di stampo prostetico) diventa il punto di forza di una storia piacevolmente intrisa di atmosfera anni ’80. Grazie a un attento lavoro di scrittura, scelte di luce, perfino timbriche di synth nella colonna sonora il salto nel passato riesce perfettamente, senza particolari traumi (forse i costumi da licantropi restano l’ultimo ostacolo per l’odierna percezione estetica). Riuscendoci sia sotto il profilo visivo che empatico ed evitando vistosi e sterili omaggi che spesso non vanno oltre il puro narcisismo intellettuale. Ottimo il lavoro costruttivo dei personaggi, che trova tra i suoi punti di forza – in un contesto certo non originale e che ha ampiamente dato nel bene e nel male (più o meno i classici come Dante o Landis sono chiamati in rassegna citazionistica) – innanzitutto in quello principale: l’attore e sceneggiatore Nick Damici. Vecchio, ma non tanto visto le flessioni, scorbutico, ma sensibile, cinico, testardo, ex militare…e non vedente…ci sono tutti i presupposti per un ‘character’ funzionante a metà tra il repertorio Eastwood e Bronson (richiamato anche nel look). Nome scelto: “Ambrose” …e il mio pensiero va a quel Bierce autore di tanti macabri racconti dell’800, ex militare baffuto e che si guadagnò l’appellativo di “bitter” proprio a causa del suo caustico sarcasmo. Efficace anche la delineazione/performance dello – aggettivo adatto come non mai – stralunato antagonista [Lance Guest, nei panni di una sorta di ambiguo vicario parrocchiale]; ma anche quella di buona parte dei comprimari. Il ritmo narrativo è ben sostenuto, la tensione regge anche in odore di deja-vu, la fotografia crepuscolare aiuta definitivamente. Decisamente una ventata di aria ‘fresca’ in un filone ormai dato per spacciato.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.


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