L’amore e il sangue

di Paul Verhoeven (1985)

titolo originale: “Flesh+Blood”
durata: 126’
produzione: USA, Paesi Bassi, Spagna
cast: Rutger Hauer, Jennifer Jason Leigh, Tom Burlinson, Jack Thompson, Fernando Hillbeck, Ronald Lacey, etc
sceneggiatura: Gerard Soeteman e Paul Verhoeven
fotografia: Jan de Bont
musica: Basil Poledouris

Già dalle prime note che trasudano epicità [merito di Poledouris, per sempre colui che diede un’anima sonora ben definita alle gesta di “Conan il Barbaro” e qui a dirigere la London Philarmonic Orchestra] al fianco di una fotografia plumbea, ma curata che enfatizza la visceralità dell’incipiente piena azione fui rapito da questo film. Prima produzione americana per Verhoeven tra l’altro, ma non per questa rovinata da prevedibili venature mainstream. Certo, la vivacità scanzonata e imprudenza con cui ci si appresta alla battaglia può lasciar perplessi così come rischia di distruggere il finale l’improbabile piano di fuga di Stefan [Tom Burlinson/figura a metà tra il Leonardo Da Vinci alla corte di Ludovico il Moro e Ulisse], ma andando oltre queste poche pecche -a cui si sommano i primi timidi tentativi di CGI per i fulmini, ma neanche così terribili- il film si fa apprezzare quasi fino alla parecchio procrastinata fine. Verhoeven non lesina crudezza tanto nella vita (il sesso/in tal senso il titolo originale è più indicativo) che nella morte (il dialogo amoroso sotto i due impiccati semi-decomposti o il bambino morto ficcato a forza in un barilotto adattato a bara). E indugia voluttuosamente nei lascivi momenti simpiosiaci, così come non esita a ripulire tutto con abbondanti piogge che tentano di assolvere i peccati dell’uomo. Nel triangolo amoroso tra il suddetto Stefan, il quasi misticizzato ma passionale Martin [Rutger Hauer] e l’ambigua ed eterna indecisa Agnese [Jennifer Jason Leigh] combattuta tra amore idealizzato e concreta (compiaciuta) esperienza talamica si tessono i fili per l’intero svolgimento narrativo che pur nell’epilogo non trova soluzione. Forse si possono amare davvero due persone, ma il 1501 non è un periodo abbastanza ‘rinascimentale’ per tollerare questo genere di sentimenti: i preti influenzano ancora le folle così come le combriccole senza scrupolo, i signori usano (in tutti i sensi) mercenari per i propri fini politici, le recrudescenze della peste si curano ancora alla vecchia maniera cristiana (salassi e non pagane incisioni come sperimentate dagli arabi) e le donne se non così fortunate da esser date in sposa per corrispondenza, si stuprano e si dividono con i compagni d’arma. La scelta finale di Agnese è decisamente di natura pragmatica: la mandragora c’entra ben poco…

C’è molta confusione (merito anche delle solite recensioni su Amazon che non si degnano di citare né l’edizione né il codice a barre) riguardo a una versione DVD che presenterebbe il finale tagliato per colpa di un errore nell’authoring. La copia che ho io – perfettamente funzionante (codice EAN: 8034108781013)- ha l’artwork della prima edizione 2004 prodotta dalla Cult Media (qui visibile in un bellissimo esemplare con copertina di qualità ritrattistica che farebbe rivoltare Enzo Sciotti nella tomba e ulteriormente deturpata da bollino Siae), poi ristampata nel 2013.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.


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