Il salario della paura

di William Friedkin (1977)

titolo originale: “Sorcerer”
durata: 121’
produzione: USA
cast: Roy Scheider, Bruno Cremer, Francisco Rabal, Amidou, Ramon Bieri, etc.
sceneggiatura: Walon Green
fotografia: Dick Bush, John M. Stephens
musica: Michel Colombier, Tangerine Dream

Poco (quasi) da dire e molto da vedere per questo che -almeno a mio modesto parere- risulta tra le pellicole meglio riuscite dell’âge d’or friedkiniana. Personalissima trasposizione del romanzo di Arnauld -che segue l’altrettanto peculiare film di Clouzot del ’53- capace di trasmettere magistralmente tanto le condizioni di maggiore indigenza e precarietà di popolazioni ‘dimenticate da Dio’ quanto le viscerali necessità di rivalsa di profughi dalla vita. La maniacale cura documentaristica con cui si allestiscono i due camion (uno dei quali chiamato “Sorcerer”/da lì il titolo originale) che sicuramente Cronenberg aveva in mente per il suo sottovalutato “Fast Company” di due anni dopo o la crudezza di cui pochi se non Friedkin erano capaci (es. la sottrazione dalla camionetta dei cadaveri bruciati che si sfaldano sotto le mani dei propri cari) unite alla tensione generata da momenti come l’attraversamento di un ponte precario in piena tempesta è tutto materiale da storia e scuola del cinema, tout-court. La versione analogica mozzata in 4:3 circolata per anni (a cui risalgono le mie prime visioni) presentava uno snaturante doppiaggio integrale. Per fortuna esistono versioni restaurate in blu ray (ora sto visionando quella dell’Entertainment One che comprai in occasione del 40° anniversario) che -dignità qualitativa a parte e riapertura a un rapporto 1,66:1- consentono l’ascolto dell’audio originale dove ciascuno dei personaggi – scambi di battute tra loro, una volte incontrati a parte – parla la lingua del proprio paese d’origine, accentuando il senso di solitudine culturale e quindi umana che pervade l’intero girato. Gli aspri interventi sonori di Keith Jarrett [“3rd movement” dall’album “Hymns Spheres”] o la più corposa e lisergica presenza sonora dei Tangerine Dream completano la caratura di un titolo ancora vergognosamente assente nel mercato home video nostrano.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.


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