Il mostro di St. Pauli

di Fatih Akin (2019)

Per quanto mi riguarda è appena nato un nuovo cult all’interno del cinema del disagio (quello vero, non quello dei testi/immaginario di certi dischi post-emo adolescenziali). Alcool e sangue con Akin scorrono parallelamente nei solchi del degrado di un’umanità abbandonata alla propria ferale frustrazione.

titolo originale: “Der Goldene Handschuh”
sceneggiatura: Fatih Akin
durata: 110′
produzione: Germania / Francia
cast: Jonas Dassler, Marc Hosemann, Greta Sophie Schmidt
fotografia: Rainer Klausmann
musica: Frank-Martin Strauß

Fatih Akin, da sempre affezionato alla tematica dell’immigrazione (anche per questioni biografiche) in questo film – che ripercorre il quinquennio di ‘attività’ del serial killer tedesco Friedrich Paul “Fritz” Honka – riesce, giostrandosi nei limiti dei compromessi visivi e del compiacimento di un’impeccabile estetica grottesca, a dirigere il giovane protagonista [un Jonas Dassler irriconoscibile per quanto avulso dalla sua piacevole fisionomia quotidiana] verso la più profonda immedesimazione nello scomodo ruolo dell’immigrato morale; il reietto che accetta stoicamente il ripudio e percorre nella giusta compagnia il cammino verso il lato più ferale del desiderio e annientamento umano. E a niente serve la buona volontà, perché è la società stessa che alimenta l’impulso antisociale prendendo a calci nelle palle l’amore.

Intento tra l’altro coadiuvato da richiami alla produzione più corale di Fassbinder (incluso l’ex-gerarca nazista di querelliana memoria) e dall’ammiccamento verso i turbamenti e le fantasie ricorrenti che mi hanno riportato alla mente quanto patinatamente raccontatoci da Sam Mendes (immaginate “American Beauty” sostituendo i petali di rose con le salsicce).

Suggellano il tutto richiami culturali al nostro paese, dalla musica (una riedizione tedesca di un brano di Adamo, altro emigrato / non mi sarebbe dispiacituo “La notte”…) e i fratelli De Angelis, fino alla stessa caratterizzazione dei personaggi (non si può non pensare per un istante a una versione pulp estrema di “Brutti, sporchi e cattivi”). Ed è la particolare propensione al realismo, in termini di messa in scena, ma anche attinenza ai fatti di cronaca che rende ancor più disturbante il film – a partire dalla laida rappresentazione del protagonista principale, palesemente debitoria al sudaticcio “Maniac” di Lustig – dove neanche per un istante sembra poter prender piede qualsiasi dubbio ottimistico o personale parentesi creativa che distolga dalla crudezza della realtà.
Le musiche originali previste sono invece state firmate dal percussionista degli Einstürzende Neubauten, anche membro di gruppi come gli Stein o collaboratore di Diamanda Galas.

Il divieto ai minori ha poco a che vedere con il sesso. Se dovessi utilizzare un solo aggettivo per sintetizzare l’essenza di questo film opterei sicuramente per “marcio”, ma non senza rimandare al patrimonio organolettico del Casu frazigu.

Disponibile in Italia solo in DVD (classico DVD box nero con copertina a stampa monofacciale).
La copia in mio possesso è la seconda stampa
(EAN: 8031179980932) edita da BiM Distribuzione e distribuita dalla Eagle Pictures; identica alla prima stampata nello stesso anno (2019) e andata subito esaurita.
Nessun contenuto extra, tipo scene tagliate, etc (che altro volevate vedere?!), fatta eccezione per il trailer cinematografico.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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