I segni del male

di Stephen Hopkins (2007)

titolo originale: “The Reaping”
durata: 99’
produzione: USA
cast: Hilary Swank, David Morrissey, Idris Elba, AnnaSophia Robb, Stephen Rea, etc
sceneggiatura: Chad e Carey Hayes
fotografia: Peter Levy
musica: John Frizzell

Non tra le pellicole migliori del regista e salvata essenzialmente dal carisma attoriale della Swank innestato su un tessuto narrativo intriso di deja vu. Se da un lato l’approccio iper-razionalista iniziale fa ben sperare (meravigliosa l’interpretazione scientifica delle piaghe d’Egitto), mano a mano che l’aspetto metafisico prende il sopravvento il film perde mordente. Il finale – annientando qualsiasi possibilità di soprannaturalità sincretica e alternativa al tradizionale voodoo lousiano delle malsane locations – scade in una stucchevole biblicità, introducendo un’undicesima piaga: quella da divano. Piacevolmente nostalgica almeno la conclusione nel vecchio stile ottantiano del male che sembrava sconfitto…MA… E d’altronde non mancano tra le tante citazioni (chiamati in causa anche De Palma e Argento) al filone omeniano, sia sul lato visivo (es.la silhouette della statua composta dagli uccelli) che narrativo (es. il tentativo di sacrifico di un giovane ‘Anticristo’). Lo stesso cammeo di Stephen Rea (sacerdote che cerca di avvisare dell’avvento del male) viaggia in questa direzione. Comparto effettistico volenteroso negli intenti apocalittici, ma non sempre esaltante sul lato fattivo. Fallimento totale invece sull’aspetto orrorifico: neanche l’effetto sorpresa psicologico di alcuni jumpscares riescono nel loro intento tecnico. In generale la regia viaggia su un livello di coinvolgimento labile e non aiutato certo da una sceneggiatura che si possa definire solida e piuttosto degenera nel secondo tempo. Colonna sonora originariamente composta da Philip Glass che non avendo soddisfatto la produzione (mah…) l’ha affidata a Frizzell. Nel complesso un discreto potenziale tematico che è stato sacrificato sull’altare della mestieranza ancorata ai luoghi comuni del botteghino; senza peraltro raggiungere neanche l’auspicata gratificazione. Il simbolo ricorrente simile alla falce (che poi altro non mi pare che una specularizzazione di una delle varianti del simbolo alchemico del piombo o Saturno) richiama il titolo originale, come al solito tradotto ad minchiam in Italia (“The reaping” / La mietitura) con chiaro riferimento al ‘taglio’ di teste/anime necessario al gran ‘raccolto’.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


© Articolo di Luigi Maria Mennella. Deposito n° 194073 presso il Patamu Registry. Tutti i diritti riservati.
© Immagini (utilizzate ai soli fini di divulgazione culturale senza scopo di lucro) dei rispettivi autori, ai sensi dell’art.70 comma 1 bis, art. 70 cit.

Se hai apprezzato questo articolo, sostienimi. Grazie.
         

post precedente

Repo Men

post successivo

Aquaslash

Translate »