Hellhole

di Bartosz M.Kowalski (2022)

titolo originale: “Ostatnia wieczerza”
durata: 88’
produzione: Polonia
cast: Piotr Zurawski, Olaf Lubaszenko, Sebastian Stankiewicz, Lech Dyblik, etc
sceneggiatura: Bartosz M. Kowalski, Mirella Zaradkiewicz
fotografia: Cezary Stolecki
musica: Carl-Johan Sevedag

Classico film che uno guarda per caso o per la pigrizia di passare ad altro dopo le prime avvisaglie di eccessivo deja-vu …e invece fa il suo dovere intrattenitivo. Capiamoci: di originale non c’è molto. Oltretutto in un panorama (genere e sottogenere) agonizzante da tempo. A metà tra plagio e palese omaggio, la storia comincia praticamente dov’era finito “The Omen” e prosegue attingendo sia a “Il nome della rosa” (es. l’idea dell’indagine investigativa all’interno di un monastero) che a “The Wicked Man” (es.il predestinato attirato in una comunità di invasati); ma non solo. Tuttavia Kowalski riesce a sviluppare parallelamente un interessante connubio di mistificazione e presenza ultraterrena, tra esorcismi smascherati e manifestazioni occulte indipendenti dalle macchinazioni apparentemente politiche dei monaci. Se da un lato il fine ultimo degli accadimenti in modo anche abbastanza intuibile si paleserà presto, dall’altro non mancheranno occasioni per confondere tanto lo spettatore quanto le certezze dello stesso protagonista Padre Marek [agente sotto copertura inviato dalla Milicja Obywatelska, interpretato da Piotr Zurawski], che dovrà prender coscienza di quanto le bugie nascondano verità che sfuggono di mano a chi crede di detenere la verità assoluta. Senza spoilerare troppo, infatti, si dovrà comprendere durante la visione e prima di puntare il dito contro uno script etichettabile come ‘farraginoso’ del fatto che esiste un substrato maligno che permea le mura del monastero e che si muove autonomamente, a prescindere da quello che si crede vero o falso. Il regista si dimostra particolarmente abile in un gioco di equilibrio tra momenti di simpatico cinismo [es. a seguito del rituale fallito, il Priore / Olaf Lubaszenko – che si ubriaca e fuma le sigarette confiscate allo sfortunato Marek] e macabre scoperte (es. la dispensa della cucina, il cannibalismo indotto, etc). Ricerca perseguita anche in una fotografia che, oltre a valorizzare le locations davvero suggestive, bilancia freddi attimi plumbei e tutto il calore di quelli rappresentati a lume di candela. Quasi a rimarcare quanto asserito nel film (parafrasando: …che il Diavolo tutto sommato non è cattivo, ma lo sono le persone) il finale assolutamente da vedere – tra l’altro, accompagnato da un ottimo e originale commento musicale – potentemente visionario nel suo sovvertimento totale riporta la vita dove pareva estinta e vi affianca nuove inquietanti prospettive di convivenza nel probabilmente poco tempo ancora concesso all’umanità. Scrolling dei titoli ‘ovviamente’ invertito.
Visto su Netflix (LINK).

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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