Godzilla

di Gareth Edwards (2014)

Non avrei mai immaginato di dover parlare oggi di un film di kaijū. Il pretesto me l’ha fornito questa pellicola uscita in occasione del 60° anniversario del debutto del celebre lucertolone, ormai parte integrante dell’immaginario mostrifero di tutto il mondo.

durata: 122′
produzione: USA/Giappone
cast: Bryan Cranston, Aaron Taylor-Johnson, Ken Watanabe, Elizabeth Olsen, etc.
sceneggiatura: Max Borenstein
fotografia: Seamus McGarvey
musica: Alexandre Desplat

I motivi di questa mia retincenza a parlarne sono state finora essenzialmente due. Da un lato si tratta di qualcosa che appartiene a un immaginario della mia infanzia che ho quasi paura di riesaminare con uno sguardo più critico che possa spegnere la luce di un incanto passato, dall’altro la spettacolarizzazione di tante pellicole degli ultimi anni nel loro abuso tecnologico hanno a mio avviso spinto questo genere oltre quelle stesse limitazioni tecniche e formali che ne determinavano lo stesso fascino, oggi nostalgico.
Ed è forse la nostalgia che mi ha fatto apprezzare molto questo film, se non addirittura entusiasmare come un bambino in alcuni momenti, fermo restando che di per sé ha una modesta sceneggiatura, abbastanza elementare e classica, in piena consapevolezza del paradigma di Syd Field. E certo la recitazione non è il suo punto forte e decade rovinosamente nel momento in cui l’ingegnere che scopre la reale origine dei terremoti, Bryan Cranston (interprete di pellicole come “Salvate il Soldato Ryan”, “Drive” o “Argo”) consegna il prosieguo del film a suo figlio, artificiere dei Navy Seal, interpretato da un Aaron Taylor-Johnson (volto noto per il divertente “Kick-Ass”) che diventerà decisamente più convincente nell’ottimo “Animali notturni” girato da Tom Ford un paio d’anni dopo.

Purtroppo anche Juliette Binoche è presente solo nella prima parte, in un cammeo di pochi minuti di ripresa.
Ma in fondo – molti si chiederanno – a chi importa della storia o degli attori in un film del genere?
Ecco, sicuramente chi voleva un film di mostri che ‘se corcano de botte’ per tutto il tempo rimarrà deluso, perché la soluzione narrativa proposta da Edwards è di tutt’altro genere. E a me piace. Anche l’attesa della prima apparizione totale di Godzilla ha la giusta efficacia tensionale (e riallacciandomi al discorso iniziale cade esattamente a metà film). A tal proposito…innanzitutto il nostro mostro – a differenza di quanto proposto nella versione di Emmerich del 1998 – è molto simile al Gojira di Ishiro Honda del 1954 (le differenze con l’originale proposto dalla Toho Company ltd sono meno evidenti): primo sorriso di rassicurato compiacimento.

Poi, con la complicità di una fotografia plumbea, la lotta con i “M.U.T.I.” [ricordo che al singolare si tratta di un acronimo: Massive Unidentified Terrestrial Organism] avviene spesso per sequenze panoramiche di azione accennata, lasciando galoppare la fantasia dello spettatore; se non addirittura con ellissi (es. vengono mostrate al telegiornale) che ne accentuano la componente drammatica a scapito di un’epicità che se da un lato avrebbe fatto la felicità di molti giovani cresciuti con i cinecomics dall’altro avrebbe reso il film banalmente un prodotto tanto scontato quanto fine a se stesso. Siamo lontani dall’estremismo stilistico teorizzato il secolo scorso da Lovecraft, ma sicuramente è un buon compromesso.

Apro una parentesi: sono rimasto anche piacevolmente impressionato dalla scena di paracadutismo in cui i Navy Seals si gettano ‘alla cieca’ attraverso una coltre di fumo densa e incerta come il loro stesso destino lasciando dietro di se rubinee tracce di fumogeni. Non sono pratico di strategie militari, ma presumo per facilitare la propria (rin)tracciabilità ed evitare intrecci di paracaduti, scontri, etc. Qui il DOP ha raggiunto il momento più alto del suo lavoro e il commento sonoro estrapolato dal repertorio di Ligeti [non me ne voglia il Maestro Desplat] sublima il tutto.
Le sequenze castrofiche non grondano di artificiosità digitale e lo smantellamento urbanistico è credibilmente apocalittico nella sua ineluttabile fragilità che fa degli uomini non i soliti bersagli di fameliche creature giganti (anche perché qui la dieta media è a base di radiazioni…), ma piuttosto un bio-agglomerato di organismi coinvolti in una gigantesca e moralmente superiore lotta di assestamento degli equilibri di Madre Natura. Sacrificio quasi insignificante se si tiene conto della finalità ultima che comunque risparmia all’umanità un destino ben più infausto e riscatta Godzilla come figura salvifica.

E con una certa prevedibilità commerciale tipica di questi tempi produttivi cinematografici, da questo reboot è partita una serie (“MonsterVerse”) che con abile manovra di franchise crossover ha coinvolto un altro ‘grande incompreso’: King Kong (…)

Il film è disponibile in molteplici edizioni (DVD, BD, 4K, cofanetti, etc). La mia copia è un blu ray [classico amaray blu con copertina a stampa monofacciale] dello stesso anno di proiezione, prodotto e distribuito dalla Warner Bros.
EAN: 5051891110588
Sarebbe inclusa anche una copia digitale, ma sinceramente quando mi sono deciso a scaricarla ho scoperto che il sito non esisteva più.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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