Cry Macho – Ritorno a casa

di Clint Eastwood (2021)

durata: 104’
produzione: USA
cast: Clint Eastwood, Eduardo Minett, Dwight Yoakam, Natalia Traven, Fernanda Urrejola, etc.
sceneggiatura: N. Richard Nash, Nick Schenk
fotografia: Ben Davis
musica: Mark Mancina

Prosegue la virata elegiaca di Eastwood verso un cinema intriso di buoni, ma non buonisti sentimenti e una dolcezza che prende sempre più il sopravvento nell’ossimoro del suo celebre ghigno rude. Il macho in questione stavolta però è un gallo (“pollo”, come lo chiama lui), uno dei tanti animali che con la loro presenza, talvolta bisognosa di cure, altre di accettazione sembrano quasi fare da eco alle difficili scelte della terza età del protagonista Mike Milo: una malattia – parafrasando un momento del film – “che non si può curare”, ma alleviare appunto con il silenzio obliante della presenza affettiva. Girato con mestiere, partendo da una storia non certo originale, riprendendo qualche tema caro della sua vasta filmografia, non esente da qualche scivolone (l’improbabile domesticazione del cavallo selvaggio in primis) o <s>forzatura interpretativa dovuta alla veneranda età, ma con percepibile sincerità narrativa che lascia trapelare non poca empatia nella messa in scena. Cammeo del singolarmente anticonvenzionale musicista country Dwight Yoakam. Ed è agli affetti, ritrovati, che torna infine Mike, esaurita la missione e debito morale alla base di questo grazioso road movie che ci ricorda quante infinite declinazioni possa avere la parola “casa”, a ricucire il proprio amore con il filo che le Parche concedono, danzando sulla musica di un vecchio juke-box metaforicamente aggiustato. 

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.


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