Crank: High Voltage

di Mark Neveldine e Brian Taylor (2009)

durata: 96’
produzione: USA
cast: Jason Statham, Amy Smart, Clifton Collins Jr., Jose Pablo Cantillo, Dwight Yoakam, Efren Ramirez, Bai Ling, David Carradine, etc
sceneggiatura: Mark Neveldine e Brian Taylor
fotografia: Brandon Trost
musica: Mike Patton (+autori vari)

Improbabile sequel (improbabilità dovuta all’esplicito finale del primo “Crank” del 2009/ARTICOLO QUI) dove Chev [Jason Statham] assurge alle condizioni di supereroe non dichiarato. E solo in tale ottica si può affrontare la visione di questo delirante secondo capitolo votato al parossismo tout court (non a caso vietato ai minori, pur non mostrando esplicitamente gli amplessi). La black comedy si fa molto più black, raggiungendo livelli di trucidità ai limiti dello splatter movie o il gore demenziale, nonché intridendosi di riferimenti sessuali che strizzano l’occhio al sexploitation. Riciclata in tal senso la gag dell’accoppiamento in pubblico: nell’aura generale di politically scorrect (ovviamente costruito a tavolino, senza sdegnare neanche riferimenti omofobi), Amy Smart si “emancipa” da graziosa oca incapace di regolare l’orologio del microonde a fiera lottatrice a conoscenza di Internet… Crudo, ma geniale il riciclo di Efren Ramirez nel ruolo di un vendicativo fratello gemello affetto da tourette…e quel che ne consegue nel pieno dell’azione. Tanti i cammei che attingono al mondo dello spettacolo (porno incluso, ca va sans dire). Una manifestazione sindacale guidata da Ron Jeremy intermezza l’ennesimo inseguimento del protagonista. David Carradine offre anch’esso il proprio cammeo nelle vesti del supremo capo della Triade puttaniere. Geri Halliwell (Spice Girls) viene intervistata in un flashback come madre di un problematico Chev bambino. E altri ancora. Il montaggio si fa a tratti ancor più frenetico, ma risulta più variegato e scorrevole, inglobando ancor più elementi videoludici (con una spiccata preferenza per l’estetica arcade 80/90) e fumettistici. La CGI è più presente nei continui riferimenti organici e l’utilizzo delle musiche originali mantiene un livello alto con il passaggio di testimone a Mike Patton. Memorabile, tra le tante citazioni cinematografiche, Chev in versione Masaru (“Big Man Japan”) e la scena di ingigantimento e combattimento che omaggia Matsumoto (ma anche il “King Kong vs. Godzilla” di Honda quando si batte il petto). Senza aggiungere molto, ma per maggiore programmaticità dell’eccesso più interessante (e forse onesto) del precedente episodio che ancora godeva/soffriva di una certa canonizzazione di genere. Finale aperto per un terzo capitolo.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.


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