durata: 109’
produzione: Italia
cast: Francesco Nuti, Giuliana De Sio, Daniel Olbrychski, Marcello Lotti, Domenico Acanfora, Carlo Monni, Novello Novelli, Alfred Thomas, etc
sceneggiatura: Luciano Vincenzoni, Sergio Donati e Francesco Nuti
fotografia: Franco Di Giacomo
musica: Giovanni Nuti
Sequel di “Io, Chiara e lo Scuro” (ARTICOLO QUI) con riunione dell’affiatata coppia De Sio-Nuti (quest’ultimo stavolta passa all’esordio registico) e tentativo di sviscerarsi dalla precedente predominanza del tavolo verde. Il risultato è una commedia sentimentale – meglio riuscita nella parte iniziale urbana rispetto alle seconda più esotica – ma fondamentalmente scialba, che parte dalla gelosia di lui e finisce in un romantico idillio dai toni onirici che conferma la melensa solidità della loro storia d’amore. La comicità di Nuti subisce una netta sterzata verso una maggiore sobrietà interpretativa – uniche eccezioni la triviale ma simpatica parentesi del dialogo con il gestore di pensione e il suo “voulez vous tromber”” o il tormentone dei cammelli – a favore di uno spiccato sentimentalismo. Sentimentalismo talvolta poetico (es. dialogo tra Nuti e Novelli), talvolta incline alla burrasca [es. triangolazione con il mecenate provolone di turno, come da tradizione americano, ma interpretato dal polacco Daniel Olbrychski], che ruba spazio al notturno mondo del biliardo; che a sua volta deve contendersi i tempi della pellicola con le sequenze al Rick’s Café Américain. Il palese omaggio alla storica pellicola di Curtiz vedremo che sarà più che generoso. La De Sio viene promossa a un ruolo più affabile e valorizzante per le sue doti attoriali, acquista credibilità performativa al sax e la musica predominerà la scena (contribuisce alla colonna sonora il fratello di Nuti). Alla compagine di comparse si aggiunge il compianto Monni per duetti di forzatamente coinvolgenti (appunto, solo per loro) risate, si assesta più che dignitosamente Novello Novelli (scomparso solo qualche anno fa), mentre lo Scuro [Marcello Lotti, altro grande assente, ormai] – che pur era risultato credibile caratterista – qui è relegato a semplice comparsa. Complessivamente più curato sul piano tecnico, ma rispetto al primo film un lavoro privo del mordente e necessario collante in quella che sostanzialmente è una tripartizione narrativa dove il tema portante perde peso, si dà spazio a una scrittura sentimentale tutt’altro che originale e l’omaggio al film del 1942 alla lunga stucca come l’entusiasmo di Sam [Alfred Thomas] al piano…
A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.
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