Aquaslash

di Renaud Gauthier (2019)

durata: 71’
produzione: Canada
cast: Nicolas Fontaine, Brittany Drisdelle, Madelline Harvey, Lanisa Dawn, Paul Zinno, Nick Walker, Chip Chuipka, etc.
sceneggiatura: Renaud Gauthier, Philip Kalin
fotografia: Derek Branscombe
musica: Bruce Cameron

Oltre la metafora, un tuffo negli anni 80 questo slasher movie canadese che del periodo cinematografico riprende ogni sorta di stereotipo: da quelli orrorifici (es.maniaco omicida misterioso che fa fuori coppiette durante piccanti amplessi) a quelli più piacevoli (i piccanti amplessi). In un tripudio di morbose alternanze – tra trucidamenti impuniti e costumi semi trasparenti, corpi smembrati e ragazze bagnate che lavano auto, preparativi di morte e dispensazione di alcool e coca – Thanatos ed Eros osservano avviliti dal basso questo gozzoviglio cinematografico ai limiti del sexploitation, ma tuttavia patinato. Un film tirato per le lunghe a forza di scariche ormonali e che appaga la sete di grand-guignol solo negli ultimi 15 minuti di cui tutti parlano, ma sinceramente sarebbero dovuti durare per verosimiglianza solo 5. Relatività temporale einsteniana a parte, s’intende. A ben vedere gli omicidi cominciano prima, ma fatta eccezione per quello del prologo (incredibile come un coltellaccio da cucina possa amputare due arti come fossero di burro…), parliamoci francamente: di quello che succede fuori degli scivoli d’acqua non importa a nessuno. Neanche dell’esilarante espressione di terrore davanti alla morte del padre burino del frontman del gruppo musicale (“The Blades” / apice narrativo dell’ironia) assoldato per i festeggiamenti. Tantomeno delle nostalgiche, ma improbabili querelles amorose, degli ottusi episodi di bullismo interraziale o peggio ancora delle macchinazioni finanziarie sotto gli standard del Monopoli. Tutti gli spettatori vogliono veder gente morire malamente mediante le lame fissate dentro uno degli scivoli della struttura ricreativa: si vedeva chiaramente nel trailer ed è un loro diritto! Peccato che questo infausto spoiling (a cui a questo punto contribuisco) in realtà non abbia fatto altro che bruciare il potenziale dell’unica cosa veramente truce di tutto il film. Come se non bastasse, il livello attoriale (percepibile prevalentemente in presenza di abiti) è talmente disarmante che non resta che attendere sconfortati la fine per il suddetto presunto massacro, ma che nei fatti si tratta essenzialmente di una sequenza identica di morti che forse anche un dodo avrebbe potuto evitare. L’epilogo con analessi rivelatrice conferma il livello medio della pellicola destinata a un pubblico di teenager ubriachi o, come sospetto, di adulti che hanno necessità di esorcizzare la propria antipatia verso questa fascia d’età.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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