A single man

di Tom Ford (2019)

Ispirato dall’omonimo e iconico romanzo di Christopher Isherwood, lo stilista Tom Ford esordisce alla regia con un film di delicata narrativa, dove una storia fondamentalmente semplice fiorisce in una ghirlanda di riflessioni ed emozioni intrecciate nell’arco di un solo, ultimo giorno di vita.

durata: 95′
produzione: USA
cast: Colin Firth, Julianne Moore, Matthew Goode, Nicholas Caradoc Hoult
sceneggiatura: Tom Ford, David Scearce
fotografia: Eduard Grau
musica: Abel Korzeniowski, Shigeru Umebayashi

“A single man” rappresenta un palese esempio di cinema equilibrato dove talento personale capace di esprimersi pienamente a prescindere dal registro utilizzato, coinvolgimento personale contenuto nel bene dell’arte e impulso creativo bilanciato con le esigenze narrative convogliano in un’unica opera policroma come solo gli umori dell’uomo possono essere. Non è un caso che l’uso particolare, spesso audace del colore e della sua saturazione segua lo stato di coinvolgimento emozionale del personaggio: mi sovviene ad esempio l’incontro tra il protagonista e un gigolo spagnolo in un parcheggio, dove la fotografia è padroneggiata dal rosa.

Analogamente quando la depressione prende il sopravvento la fotografia si sposta verso nuances desaturate grigio-brune. Una scelta coraggiosa di stile che porta l’autore, guarda caso stilista Tom Ford (ex direttore artistico di Gucci o Yves Saint Laurent) a curare questo ed altri particolari con un’attenzione da un lato maniacale, ma dall’altro ponderata come chi dei dettagli estetici e della loro sintesi si occupa da una vita e non ha certo bisogno di sfoggiare questa abilità. Va da sé che qualsiasi abito, a prescindere da chi e perché lo indossa, è un piccolo gioiello sartoriale. Ma anche la cura infusa nell’ambientazione e nei particolari scenografici non è certo da meno. Ma oltre tutto questo, quello che Tom Ford ‘cuce’ veramente bene sono le trame di pensiero e gli abbandoni emotivi dei personaggi all’interno di questo breve tragitto che intercorre tra un sogno-ricordo e il sonno eterno.

Per gradi… George [Colin Firth] non trova pace per la perdita del compagno Jim [Matthew Goode] avvenuta in un incidente stradale, ma pur oscillando tra interazione apatica con il vicinato (ben reso ad es. dal rallenti mentre li osserva dalla sua macchina quando sta per andare a lavoro), risvegli ormonali (i tennisti che giocano a petto nudo distogliendolo dai d’altronde tediosi discorsi da Guerra Fredda del collega) o affettivo-nostalgici (l’incontro con un amorevole fox terrier a pelo liscio, uguale a quelli persi durante l’incidente di Jim), tentazioni (il citato prima incontro al parcheggio), distrazioni affettive (la cena con la migliore amica, trascorsa parentesi etero) e infine lusinghe (lo studente celatamente bisex che lo perseguita, quasi salvandolo)…nonostante tutto resta romanticamente ancorato alla sua idea di coppia animica che non può esistere senza l’altra parte di sé. Una ‘singola’ creatura spaiata dalla sua parte complementare e che per questo resta ‘sola’. Per una volta le forzate traduzioni italiane dei titoli non hanno fatto danno, preservando il titolo originale di ben più ampio respiro interpretativo.

Idea che viene elaborata in una maniera lucida e dignitosa, fatta di preparativi eccessivamente metodici, ma dettata da un animo che pur non avendo più amore da donare al prossimo, non difetta certo per attenzioni: dalle varie chiavi chiaramente etichettate lasciate sul tavolo insieme al vestito già scelto da fargli indossare da morto fino al cuscino dietro la testa per limitare i danni del sangue da pulire dopo essersi sparato o il sacco a pelo per facilitare lo spostamento.

Ma dove fallisce il potere persuasivo insito nella profonda conoscenza delle sue debolezze da parte dell’amica Charlotte [Julianne Moore] e o negli ambigui tentativi di approccio del suo studente, Kenny [Nicholas Caradoc Hoult], sorta di angelo salvifico (o della morte secondo una diversa ottica) è di nuovo la razionalizzazione del sentimento che permette al professore universitario di ritrovare un nuovo equilibrio sulla circense fune della vita. Un equilibrio di pochi attimi, perché poi la morte (già preannunciata da un principio mattutino d’infarto) arriva inesorabile.

E sopraggiunge paradossalmente poco dopo aver bruciato le lettere per le persone care e con esse forse un attimo di maturata disperazione con cui non avrebbe voluto gravare la sensibilità dell’amica già provata dal proprio percorso matrimoniale e a lui ancora irrimediabilmente legata. Un vuoto epistolare che non trova surrogati, così come non ha potuto / voluto fare lui con i propri sentimenti.

Il film esce circa un paio di anni prima della perdita del proprio compagno [il giornalista Richard Buckley], da tempo malato per una recidiva tumorale: se questo film avesse anche un sincero risvolto catartico di elaborazione per quanto affrontato fuori dal set non ne sarei assolutamente stupito, ma resta comunque uno splendido ritratto di amore rispettosamente platonico (riallaciandomi alla psicologia cromatica iniziale, il temperino giallo ‘come la spiritualità’ che viene conservato in tasca, regalo del giovane Kenny) in un America kennediana dove la solitudine ha un peso specifico maggiore per chi non può esternare i propri sentimenti e viene privato anche del diritto di piangere i propri morti. Concetto tra l’altro suggellato nell’amarezza del sogno iniziale.
L’interpretazione, soprattutto di Firth e Moore è come sempre ad altissimi livelli e un apprezzamento particolare l’ho rivolto alla colonna sonora di raffinato gusto vintage, ma opera essenzialmente contemporanea, con una meravigliosa reinterpretazione di un vecchio tema hermanniano “(A Variation On Scotty) Tails Madeline” a opera del compositore giapponese Shigeru Umebayashi.

Il film è uscito in Italia nel 2010 per la Cecchi Gori e distribuito dalla Mustang Entertainment sia in DVD che BD.
E’ inoltre recuperabile all’interno di un più recente cofanetto tributo “Collezione Julianne Moore” (Good Films/Mustang Entertainment, 2017) contenente 3 DVD.
Blu ray da me visionato: classico amaray blu, con copertina a stampa monofacciale.
EAN: 8033109396677

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


© Articolo di Luigi Maria Mennella. Deposito n° 185849 presso il Patamu Registry. Tutti i diritti riservati.
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