titolo originale: “Dredd”
durata: 96’
produzione: UK / USA / India / Sud Africa
cast: Karl Urban, Olivia Thirlby, Lena Headey, Wood Harris, etc.
sceneggiatura: Alex Garland
fotografia: Anthony Dod Mantle
musica: Paul Leonard-Morgan
Presta il suo volto o, meglio la bocca (a differenza del precedente film e con maggiore attinenza al fumetto il casco non verrà mai tolto) al reazionario personaggio di Wagner & Ezquerra l’attore neozelandesa di fama fantasy Karl Urban. Una performance che non fa certo rimpiangere il buon Sly con lenti a contatto azzurre e baroccamente vestito da Versace…per quanto il deja-vu robocoppiano alle volte prenda il sopravvento durante gli inefficaci crivellamenti di pallottole a lui rivolti. Budget sensibilmente ridotto (a partire dalla location praticamente unica di diehardiana memoria), con saltuarie incursioni stilistiche nel B-Movie patinato, ma il film regge – pur nella semplicità della sceneggiatura – fino alla fine; anche grazie a un twist (la chiamata del 991) tutto sommato non prevedibile come il resto che si potrebbe ravvisare tra le tante pellicole che ne condividono elementi narrativi. Script che tra l’altro ha ben poco a che vedere con il film di Cannon. E lo fa distinguendosi per una forte propensione splatter, enfatizzata dall’abuso Slow-Mo (siamo dalle parti di 4000 frame al secondo), che intacca sottilmente anche la stratificazione del fuzzato commento sonoro di Paul Leonard Morgan e una cromia a tratti psichedelica – ma giustificato dall’utilizzo di una nuova droga pseudo-popperiana – intelligentemente intervallata da desaturazioni di respiro nella palette cromatica. Completano il tutto riprese con impressionante camera 3D a mano che dovrebbero (il condizionale va rapportato a transcodifica e dispositivo di fruizione, visto che nasce nativamente stereoscopico) enfatizzare la spazialità delle parti action, serrate, adrenaliche, tuttavia sempre sotto controllo. S’intravede nell’approccio visivo di alcune scene lo zampino di Garland, sceneggiatore ufficiale, ma si vocifera co-regista non accreditato. Decisamente non l’adattamento definitivo per Dredd, ma un buon, godibile compromesso con momenti degni di nota, ma che complessivamente una maggiore cura nella scrittura avrebbe potuto trasformare in qualcosa di davvero rimarchevole.
A cura di Luigi Maria Mennella © 2024.
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