Everly

di Joe Lynch (2014)

durata: 92’
produzione: USA
cast: Salma Hayek, Akie Kotabe, Laura Cepeda, Hiroyuki Watanabe, Aisha Ayamah, Togo Igawa, etc
sceneggiatura: Yale Hannon
fotografia: Steve Gainer
musica: Julian ‘Bear’ McCreary

Da un vecchio appassionato di cinema di genere e che ha vissuto nel settore (come attore) fin da bambino non poteva che arrivare una pellicola che -riscattandolo dagli ultimi lavori- paga un evidente pegno all’egualmente entusiastico cinema di Tarantino. La componente exploitation qui diviene più spinta sul fronte ematico [efficace la coreografica parte dedicata a “Il Sadico” interpretato da Igawa o il parossistico rendez-vous finale con lo spietato boss della Yakuza / Watanabe, scomparso l’anno scorso] che su quello erotico. Conclamata avvenenza dalla Hayek a parte; comunque centellinata. La macchina da presa viaggia in maniera esperta, scegliendo talvolta anche tagli poco convenzionali o virtuosistici, seppur a rischio manieristico. Inizio promettente in crudezza, ma già claudicante dopo 5 minuti tra gli imbarazzanti confronti killbilliani non sostenuti da adeguate mere(at)trici. A onor del vero si ha però una ripresa dalla prima mezz’ora: quel che segue, senza poter contare su una sceneggiatura certo originale, è godibile action d’appartamento, di tanto in tanto guastata da parentesi melò che conducono all’iperglicemia nell’agnizione finale: la piccola Ayamah è incantevole, ma il gioco protettivo dell’occultamento del male alla lunga stanca. Commento sonoro sobrio, ma strutturale e che -dopo un delicato passaggio vocale che intona il classico natalizio “Silent Night”- completa e sviluppa nei titoli di coda il connubio precedentemente iniziato con la ritmica del cardiografo. Nel bene e nel male un titolo in cui percepisco un pulsante potenziale cult.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.


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