durata: 101’
produzione: USA
cast: Pollyanna McIntosh, Sean Bridgers, Angela Bettis, Lauren Ashley Carter, etc.
sceneggiatura: Jack Ketchum, Lucky McKee
fotografia: Alex Vendler
musica: Sean Spillane
Fulcro di questo episodio intermedio -di una trilogia parzialmente edita nell’home video italiano- è la natura(lezza) che si ribella alla “civilizzazione” forzata. E le virgolette sono d’obbligo, tanto per la tipologia coercitiva della conversione, quanto per la messa in scena di una serie di più o meno palesi violenze alle donne: dalla moglie succube Belle [Angela Bettis], passando per la figlia maggiore Peggy abusata [Lauren Ashley Carter] fino al principale sequestro della selvaggia protagonista [Pollyanna McIntosh]. Rende ancor più asfittica la situazione il senso di onnipotenza del sequestratore [Sean Bridgers nei panni di Chris Cleek, importante e influente avvocato] o la percezione della cattiva educazione, comportamentale, ma soprattutto morale trasmessa al figlio Brian [Zach Rand] che ovviamente non può che seguire le dissolute orme del pater familias. Incornicia il tutto la classica situazione di omertà della madre, che spia il marito, ma non reagisce e assume un atteggiamento succube da cui si emanciperà a caro prezzo. Su tutto regna un’atmosfera di surreale esercizio di potere, parzialmente prevedibile per diffusa memoria letteraria e cronachistica che culmina nel ringraziamento da parte de La Donna al proprio carceriere, evidentemente riconosciuto come capo branco (ringhia infatti al figlio di lui). Come nel precedente “Offspring” di Andrew van den Houten, l’attrice britannica offre una performance convincente di creatura a metà tra la cieca bestialità e intelligenza non pienamente coltivata, ma amplificata dall’istinto. Proprio quando la storia diventa insostenibile (anche logicamente se si pensa all’impunita sorte della premurosa insegnante di Peggy), la vicende gode di un ottimo twist in cui tutto sfugge di mano e quel che accade val da solo la visione di un film che forse fino a quel momento avrebbe rischiato un riduttivo confinamento fruitivo per affinità con l’ambito torture-porn, pur edulcorato. Senza spoilerare troppo qualche dubbio lo lasciano dettagli come diti mozzati che cessano fiottare sangue, denti di bambini capaci di lacerare la carne e infine la natura dello scambio finale (semplice baratto o anche invito a proseguire insieme?), ma il film fornisce un ottimo esempio di climax horror abilmente dosato.
A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.
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