Hooligans

di Lexi Alexander (2005)

titolo originale: “Green Street”
durata: 109’
produzione: Regno Unito / USA
cast: Elijah Wood, Charlie Hunnam, Claire Forlani, Marc Warren, Leo Gregory, Geoff Bell, etc
sceneggiatura: Lexi Alexander, Dougie Brimson, Josh Shelov
fotografia: Alexander Buono
musica: Christopher Franke, Ricky Hernandez, The Stone Roses, Terence Jay

A metà tra il tratto narrativo di Boyle e Ritchie, la promettente regista tedesca affronta il traguardo del primo lungometraggio con uno sguardo attento al mondo della violenza sportiva, veicolo emancipativo in alcuni casi e di puro sfogo primordiale in altri.
L’universo degli hooligans qui dipinto non è popolato da reietti della società o persone prive di prospettive, ma individui con un lavoro normale (dall’insegnante di ginnastica-storia, al meccanico, passando per il web designer, il pilota d’aerei fino all’affermato uomo d’affari), una famiglia normale, un’apparenza normale.
Unica eccezione il protagonista principale, Matt Buckner [Elijah Wood] promettente studente di Harvard incastrato da un raccomandatissimo compagno di studi cocainomane, che si trova a dover fare i conti con una società ostile che nella fratellanza del tifoseria sembra quasi prospettare una piccola isola felice. Iniziato e protetto dal leader [Pete Dunham interpretato da Charlie Hunnam] della tifoseria locale, GSE [Green Street Elite, da qui il titolo originale del film], Matt completerà il suo percorso di crescita cinica, attraversando il dolore fisico, la perdita e infine la propria rivincita. Lo scenario di guerriglia urbana tra le tifoserie offre sequenze veramente notevoli in termini di verosimiglianza, al limite dello splatter e dinamismo, ma in questo credo sia stato fondamentale il bagaglio culturale/esperenziale della registra ex-campionessa di karate e kickboxing. Per l’impacciato protagonista diventano terreno di crescita, fino a che – superato il limite del buon senso – non resta che tornare a riprendersi la propria vita, ma con conquistato e inatteso coraggio. Sorta di moderno Giuda, il vice di Pete, Bovver [Leo Gregory, dallo sguardo kinskiano] fungerà attraverso le sue delazioni al capo della tifoseria avversaria [Tommy Hatcher / Geoff Bell, villain del film] da catalizzatore per il tragico epilogo. Girato con cognizione di causa, con un equilibrato utilizzo di camera a mano, perfettamente amalgamati insert sportivi e un ottimo lavoro coreografico il film fa leva su istinti primitivi dell’uomo (aggregazione tribale, forza fisica, potenziamento), lasciando poco spazio all’approfondimento psicologico dei personaggi. E quando questo avviene [es. Steve / Marc Warren, cognato di Matt, ex leader del GSE, ma che ha passato il testimone al fratello Pete per metter su famiglia dopo un ennesimo ed eccessivo episodio di violenza] ci si trova a preferire la parte action del film, che risulta in ragione di questo tutto sommato godibile nel suo crescendo di violenza catartica ed espiativa. Violenza che ha portato il film ad essere addirittura vietato ai minori in Italia.

A cura di Luigi Maria Mennella © 2022.


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